Il “costo” della politica

E’ in atto in questi giorni in Italia una feroce polemica sui costi della politica, con punte populiste e demagogiche di grande impatto mediatico, ma di poco spessore culturale e di ben più misera valenza dottrinale e sistematica. Alcuni si scandalizzano per gli importi ritenuti eccessivi di indennità, rimborsi spese, gratifiche e agevolazioni dei parlamentari, degli amministratori e dei rappresentanti pubblici in genere, dai consiglieri regionali a quelli di circoscrizione municipale; dimenticandosi spesso, però, degli emolumenti dei funzionari e dei boiardi di Stato. Altri ritengono tutto ciò il normale costo della democrazia rappresentativa, fingendo di non sapere che altre democrazie, ben più rappresentative della nostra, riescono a essere molto più morigerate. Altri ancora, magari senza prendere una posizione netta, cercano di imitare le gesta dei fortunati che si avvantaggiano dell’attuale situazione …….. E’ innegabile, in ogni caso, che si avverta sempre più avversione e indignazione per quelli che vengono considerati i privilegi della “casta” politica.

Allora: una proposta provocatoria, ma poi neanche tanto. L’indennità di base di tutti i rappresentanti pubblici, a tutti i livelli, dovrebbe essere rapportata, nel valore massimo, non ai limiti alti (retribuzione spettante al primo Presidente della Corte di cassazione), bensì verso il basso (pensione sociale minima, che, evidentemente, si ritiene sufficiente a garantire una esistenza libera e dignitosa dei cittadini che ne hanno diritto). Non dovrebbe essere prevista alcun’altra forma di corrispettivo economico. I soggetti interessati dovrebbero invece usufruire gratuitamente (con oneri a carico dell’organismo pubblico di cui fanno parte e, quindi, della collettività) di tutti i servizi connessi all’esercizio dell’alta funzione esercitata; naturalmente, con rigorosi e puntuali controlli della rilevanza e della attinenza dei primi alla seconda. Si pensi alle spese di viaggio (magari con mezzi di trasporto collettivo) o di soggiorno e vitto nei luoghi di svolgimento dell’attività, alle spese per corrispondenza e comunicazioni, per acquisto di libri, pubblicazioni e aggiornamenti culturali (da usare in comodato, non necessariamente da acquisire in proprietà); ma anche (perché no ?) al vestiario e all’abbigliamento, alla cura della persona e della sua salute psico-fisica. E ancora, ai servizi di segreteria, dattilografia, copisteria e stampa, opportunamente razionalizzati nella loro gestione economica e funzionale; ai necessari rapporti con i cittadini rappresentati, et cetera et cetera…….. Il tutto, nella massima trasparenza, con bilanci pubblici chiari e accessibili a chiunque. Può sembrare un’utopia; ma, forse, è la condizione preliminare per far assurgere alle cariche pubbliche i cittadini più capaci e meritevoli, quelli che realmente perseguirebbero l’interesse generale e non il proprio tornaconto.


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freeman
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